Eugene Ionesco :scrivo per ritrovare il meraviglioso della mia infanzia
Ha uno sguardo simpatico pensai di lui mentre lo guardavo uscire dal suo albergo a Rimini, quel grande scrittore era proprio li davanti a me, Eugene Ionesco, scendeva le scale e camminava incerto appoggiandosi ad un bastone,con un viso aperto e gioioso, sotto il suo berretto da marinaio, lo assalii con la mia macchina fotografica e il drammaturgo francese mi sorrise divertito, concedendomi qualche minuto. Cosi la sua immagine è diventata mia e mi concesse di riprenderlo fuori dalla mischia del Meeting di Rimini, dove avrebbe tenuto una relazione con due geni del teatro francese, la signora Madaleine Raunaud e Jean-Lous Barraut dal titolo"il bambino, il paradiso e il teatro".
Jonesco è stato tra i massimi esponenti della letteratura contemporanea.
Ricordo alcune delle sue parole: " scrivo per ritrovare il meraviglioso della mia infanzia" quella gioia al di là del dramma, la freschezza al di là della durezza,dove tutto era fresco e puro. Tutte le sue opere hanno dentro questa nostalgia :" io cerco un tesoro caduto nell'oceano, perduto nella tragedia della storia...questa luce si trova al confine di un assoluto che prima perdo e poi ritrovo.
"Ma si è veramente sinceri quando non si è nello stesso tempo originale e universali? E' poi cosi facile essere sincero? La sincerità è profonda, ed è in se stessi che si trova l'originalità della propria sincerità, non negli altri. Tuttavia, essa deve essere riconosciuta dagli altri che si identificano in essa. L'opera d'arte non può essere nè espressione di un caso troppo particolare, nè di una ripetizione, nè una imitazione. Questa è la sua legge paradossale, questo è il paradosso del criterio artistico. Soltanto in noi stessi si trova quello che è profondamente personale e quello che è universale."
Concluse con queste parole il suo intervento a Rimini Eugene Jonesco nel 1988.
Pubblicato da Anna Ascione-diritti riservati
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