lunedì 21 luglio 2014

Fra le macerie di Kabul i bambini continuano a giocare, le foto di Francis Alys al Donna Regina di Napoli.

I bambini fotografati da Francis Alys in Afganistan

Mi hanno colpito queste  foto di  bambini in Afganistan che srotolano una bobina cinematografica, mentre l'altro lo segue riavvolgendola, giocano  fra  le macerie che li circondano a Kabul. Le foto sono di Francis Alys, fotografo Belga di Anversa.Il museo d'arte contemporanea Donna Regina di Napoli ospita una mostra personale di questo artista,  immagini riprese nei vari luoghi dell'Afganistan, dal 2010 al 2014, dal titolo: Reel-Un Reel ( Afghan Project 2010-2014) Una bobina e una  pellicola, simboli della  comunicazione occidentale , un materiale raro e se posso permettermi di dirlo anche inviolabile perchè nella realtà difficilmente diventerebbe uno strumento di gioco,  pena è la distruzione del materiale stesso.La pellicola viene distrutta dalle righe e dalla polvere, con la sua storia, con la sua memoria, dei media occidentali, con agende politiche che hanno influenzato la cultura dei popoli.Il trofeo viene portato per la vie della città distrutta, con l'abilità che ricorda i vecchi giochi che si facevano in Europa con un cerchio o una ruota.Fra le macerie di Kabul i bambini continuano a giocare e cosa importa con cosa lo fanno....
bambini a Kabul
bambini a Kabul
Kabul

Kabul

Pubblicato da Anna Ascione-diritti riservati                                                                                              

mercoledì 9 luglio 2014

Van Gogh: Fra il sentire dell'arte e l'esigenza di un amore assoluto

L'amore assoluto in Van Gogh

Van gogh
Più divento dissipato, malato, vaso rotto più io divento artista, creatore, entro quel grande rinascimento dell'arte di cui parliamo. Le cose sono certamente cosi, in  me quest'arte eternamente viva, e questo rinascimento, questo germoglio verde che spunta dalle radici del vecchio tronco tagliato, sono cose talmente spirituali che ci assale una certa malinconia pensando con quanta minor fatica si sarebbe potuto vivere la vita, invece di far la fatica dell'arte.


Bè, cosa vuoi quello che uno ha dentro traspare anche al di fuori. Uno ha un grande fuoco nel suo cuore e nessuno viene mai a scaldarcisi da vicino, e i passanti non vedono che un poco di fumo in cima al camino, e poi se ne vanno per la loro strada.

Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri. Tutto ciò è fantasia, immaginazione? Non credo, e poi uno si chiede: " Mio Dio, durerà molto, durerà sempre, durerà per l'eternità?"
Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? E' un effetto profondo , serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte. Ma da dove rinasce la simpatia, li rinasce anche la vita. Talvolta la prigione si chiama: pregiudizio, malinteso, ignoranza fatale di questa o di quest'altra cosa, sfiducia, falsa vergogna.

Sebbene tu abbia fatto abbastanza carriera senza una " lei e nessun'altra", sebbene tu sappia concludere buoni affari senza una "lei e nessun altra", sebbene tu sia un uomo di buona volontà, energia e carattere, senza una "lei e nessun altra" sebbene tu abbia acquistato esperienza e buona conoscenza degli uomini senza una "lei e nessun' altra", sebbene tu sia brillante e coraggioso senza una "lei e nessun'altra", sebbene tu osi schierarti da una delle due parti e non ami tentennare fra due opinioni senza...Tutta via farai più strada nel mondo,sarai più sicuro di te stesso, avrai più volontà, energia e carattere, acquisterai maggiore esperienza e una profonda conoscenza degli uomini, sarai più brillante e coraggioso, saprai difendere coraggiosamente le tue idee, avrai minor tendenza all'indecisione..quando troverai qualcuno che possa diventare " lei e nessun'altra". In breve sarai maggiormente te stesso e con un'onestamente intesa e profonda e sentita " lei e nessun'altra" che non senza.
Vincent Van Gogh-lettere a Theo.

Così scriveva Van Gogh a suo fratello, raccontando la " mancanza" di una " lei e nessun'altra" cioè di un amore dove poteva compiersi.
Eppure questa lotta fra il sentire dell'arte e l'esigenza di amore assoluto è ciò che ha condotto nella sofferenza della solitudine, questo grande artista, che è rimasto piegato nel suo compito fino alla morte, pagando in questo modo un dolore che ha reso la sua arte eterna.
Non posso che commuovermi dinnanzi alle sue parole, alla sua arte, spesso cosi piena di colori e di vita, pensando al suo dolore.

Pubblicato da Anna Ascione.
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