martedì 18 marzo 2014

La fotografia è finita? E' diventata "over"?

La fotografia è finita? A questa domanda hanno cercato di rispondere qualche anno fa in una conferenza sulla fotografia al San Francisco Museum of  Modern art, Sandra Phillips e Dominic Wilsdon.L'incontro ebbe come scopo quello di capire cosa è "cambiato" nella fotografia negli ultimi dieci anni.


immagine realizzata per manuale di fotografia DISNEY
 Una provocazione del genere  arrivata dai principali foto-curatori del mondo, fa riflettere e vale la pena prenderla in considerazione  E' ovvio a tutti che la fotografia ha subito dei profondi cambiamenti con la nascita della fotografia digitale e dei software di elaborazioni di immagini, con i quali è estremamente facile produrre una foto di buona qualità, mentre prima con la foto tradizionale occorreva attrezzature e conoscenze tecniche di ripresa e metodi di stampa.Per cui ci  ritroviamo di fronte ad una de-specializzazione della fotografia che sta portando al collasso il l foto-giornalismo ( e non solo) professionale. A questo punto possiamo dire che  il mestiere tradizionale sta andando "over ?"
immagine per pubblicità Disney
C'è in atto anche una rivoluzione culturale che sta sconvolgendo il panorama dell'immagine, se pensiamo che su Facebook ci sono 250 miliardi di fotografie e ogni giorno ne vengono aggiunte 350 milioni e un utente medio vede 5.000 annunci al giorno.Tutto questo ci dimostra che la fotografia è diventata una normalità che abita la nostra vita e non è più una pratica discreta o un campo di indagine ma, subiamo un martellamento continuo che non ci permette più di pensare  cosa vediamo e di riuscire a valutarlo, la consumiamo in fretta, la subiamo a livello inconscio, soprattutto quella pubblicitaria. In questo senso possiamo dire che stiamo subendo una vera overdose di immagini.
Non resta che uscire da questo "chiacchiericcio" delle masse e continuare a guardare dentro, "al significato" della fotografia, continuando a fare ciò che l'arte ha sempre fatto, cioè star fuori dal rumore.

 Anna Ascione
copyright: http:// annaascione.blogspot.it

mercoledì 12 marzo 2014

Fotografia, nostalgia e desiderio con la poesia di Hikmet

La nostalgia e il vissuto dell'assenza coincidono, la mancanza è il fondamento stesso del desiderio.Quando l'altro non c'è, egli riesce a riempire la nostra esistenza . Nell'assenza egli diventa quello che Leopardi chiamava " il pensiero dominante". Siamo ossessionati dalla sua immagine, ed è sempre una immagine parziale che ci torna alla mente: quella immagine particolarissima che ci ha catturato e che ora riempie il vuoto che ci ha lasciato dalla sua scomparsa. La fotografia, porta in se quella immagine, la conduce ai nostri occhi alla nostra memoria, ci fa compagnia in questa solitudine dell'assenza e ci ricorda che quando l'altro è presente ( o lo era)  ha quel particolare modo di essere,da riempire tutto il nostro immaginario.

prato verde nel vento
Per questo come ho scritto in un precedente post è importante stampare le foto e non perdere la
 memoria fotografica della famiglia o della nostra vita.
Seguono i versi del poeta Hikmet, dove è ben descritta cosa sia la nostalgia, aiutiamoci a   pensare quanta ne proviamo ogni volta che guardiamo una foto che ci rimanda ad un vissuto o a un momento importante della nostra vita.
Anna Ascione


Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto nel buio
non dico che fosse come le mani e i piedi
e io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame e sete di desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà


non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio nulla mi resta se non quella nostalgia
(Hikmet 1933/1963)

alberi nel bosco giallo
la casa rossa nella sera

la nebbia fra gli alberi

copyright: http:// annaascione.blogspot.it

lunedì 10 marzo 2014

La moda italiana cerca un nuovo modo di essere nelle parole del direttore di Vogue Franca Sozzani?

La mia idea è che non ci sia poi più così voglia di una moda troppo ragionata, perfetta da un punto di vista estetico comune e magari manchevole da altri meno di tendenza. Il mixare vari brand o vari pezzi è per me il modo di ritrovare la propria personalità, come dicevo qualche giorno fa. Solo attraverso uno styling personale, se vogliamo chiamarlo così, ognuno può esprimere il proprio io (se di moda vogliamo parlare ovviamente!)
- See more at: http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2014/03/7-marzo#sthash.MjRxQm8g.dpuf
Ferragamo 2014
Bonaveri interpreta la storia della moda

Le parole di Franca Sozzani  direttrice di Vogue Italia le attendevo da decenni e son contenta che nel 2014 con una Italia cambiata e in piena crisi   ha deciso di lasciarsi dietro di se il cosiddetto periodo dell'immagine, cioè il tempo in cui erano gli stilisti ad imporre come dovevi vestirti e stia riflettendo sul fatto di lasciare la libertà alle persone di ritrovare la propria personalità anche su come vestirsi  staccandosi dalla dipendenza che essere alla moda vuol dire vestirsi come ha deciso lo stilista . La direttrice di Vogue parla di ritrovamento della personalità mischiando i vari brand e con questa affermazione cerca di dare una spinta nuova e forse secondo me  nasconde una crisi creativa della moda? Oggi questi signori non sono più gli stessi degli anni 80 quando erano spinti da una energia creativa  e dovevano emergere e costruire le loro maison, c'era Versace, Armani, Dolce e Gabbana, Valentino ecc...che si confrontavano e sopratutto la produzione era italiana . Mi vien da chiedere come mai oggi non riescono più a trovare il brand giusto? Son diventati troppo ricchi e appagati? Oppure non emergono nuovi giovani capaci come lo erano i loro maestri? Chi ha vissuto il periodo d'oro della moda milanese ricorda quanta concorrenza e sfide erano in atto allora e quanta ricchezza ha portato al nostro paese .Nel tempo li abbiamo visti partire per la Cina, dove han trasferito le produzioni, hanno smantellato tutto l'indotto che girava intorno alla moda per avere guadagni sempre più importanti e poi  qualcuno  ha venduto la sua maison agli stranieri. Sempre più attratti da questi nuovi ricchi, come i cinesi dove l'export nel 2012 è stato di 230 milioni di euro il doppio dell'anno prima. Mi auguro che non dimentichino mai che l'eccellenza è italiana .

le immagini sono tratte dal web

Anna ascione
copyright: http:// annaascione.blogspot.it

martedì 4 marzo 2014

Divi, selfie e Oscar una nuova forma di promozione pubblicitaria?

Ieri sera mi sono vista la premiazione degli "Oscar"  Lo spettacolo era presentato da  Ellen  DeGeneres  con il suo umorismo leggero ed elegante .
Poi,
Ellen DeGeneres si è fiondata su Twitter e ha pubblicato i selfie della serata. Il selfie è un autoscatto che va di moda in questo periodo, una forma fotografica dove dobbiamo dirlo il risultato  non è mai eccellente, ma è una sorta di registrazione del momento che stiamo vivendo o   un modo simpatico di raccontarci , ma non artistico.  Su Twitter questi selfie hanno avuto un grandissimo successo e sono stati condivisi da 100.000 retweet in pochi minuti e quasi 800.000 in 30 minuti, in questo momento sembra che siano arrivati a 2.500.000.
 I divi di Hollywood, che hanno sempre preferito delle foto belle, patinate e artistiche hanno consegnato la loro immagine al banale "serfie ?" Oppure è una  forma pubblicitaria, visto che  Samsung è uno dei principali sponsor degli Oscar degli ultimi 5 anni e ha speso ben 24 milioni di dollari tra il 2009 e il 2013.

Sembra che il selfie funzioni bene nella pubblicità, la campagna pubblicitaria di Turkish Airlines con i volti di Lionel Messi e kobe Briant ha raccolto 74 milioni di visualizzazioni in una settimana e adesso è a 100 milioni.
C'è un tentativo attraverso i selfie di umanizzare, rendere appetibile, cercare un nuovo modo di rappresentare per fini commerciali convincendo il consumatore che non sta consumando nulla, gli viene passato il selfie alle sue abitudini di utente internettiano e cosi si fa carico di campagne pubblicitarie e per giunta gratis.
Attenti a non diventare strumenti nelle mani di una politica dell'immagine che vi usa facendovi credere che " il vero è un momento del falso".

Vorrei finire con quello con il
  discorso di Mathew McConaughey all'Oscar dove ha ringraziato Dio con queste parole di Charlie Laugton :" quando hai Dio hai un amico-e questo amico sei tu".


Anna Ascione
copyright: http:// annaascione.blogspot.it

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